Prima storia: Il più bel secolo della mia vita
“Ci vuole un villaggio”* è l’idea di una mamma e di un papà che, davanti alle sfide quotidiane o profonde del crescere il loro bambino adottato, sanno di avere un compito importantissimo… e di non potervi corrispondere da soli.
E pensano: “Ci vuole un villaggio!”, con la certezza che tessere la rete sociale significa assicurarsi protezione e appoggio, ma anche uno spazio in cui il vuoto del legame, quel vuoto che è abisso, possa essere abitato e accolto, anche e soprattutto perché non è pienamente compreso.
Come ci ha ricordato ieri il prof. Fasolo: “il viaggio si fa percorso”.
E ieri, nella sala gremita oltre ogni aspettativa, abbiamo visto quanto sia possibile percorrere insieme questa strada.
Occhi e cuori puntati allo schermo e la possibilità di comprendere o sentire cosa accade quando si viene adottati e quando si adotta.
Ogni genitore, ciascun adulto si pone la domanda: “Come faccio a farlo crescere?”
E la risposta, rimbalza nei secoli, rotola tra i dubbi, si appoggia sui cuori ed è sempre quella: “Ci vuole un villaggio”.